Il progetto di allestimento espositivo e le tecnologie digitali nel progetto di valorizzazione

di Apulia Monumentale, il reportage fotografico di Romualdo Moscioni

 

L’allestimento espositivo e la produzione delle tecnologie digitali della mostra “Apulia Monumentale - il viaggio di Romualdo Moscioni” (02-05/02-07-2023, Portico dei Pellegrini, Bari) rientrano nel progetto di valorizzazione della raccolta del fotografo viterbese a cura della Soprintendenza Abap per la città metropolitana di Bari, affidate all’Ass. cult. Off the archive-fotografia e beni culturali, da tempo impegnata nella catalogazione e nella valorizzazione degli archivi fotografici, nonché nelle tecniche di riproduzione fotografica del patrimonio. Dette attività di valorizzazione hanno portato alla luce l’identità storico-artistica di Apulia Monumentale, all’interno di una mostra che è solo il punto di arrivo di un percorso di ricerca e sperimentazione che unisce l’immagine storica, alla tecnologia interattiva, al design e al video documentario. Al fine di migliorare le condizioni di conoscenza e di conservazione del patrimonio culturale e di incrementarne la fruizione pubblica (Dal Codice dei beni culturali e del paesaggio - Decreto legislativo 22 gennaio 2004, n. 42), si è cercato di considerare il nucleo storico fotografico come il centro di un sistema radiale di storie, pensieri e memorie. Si è cercato di mettere in pratica quell’”uso alternativo di fotografie già esistenti” che, nelle parole di John Berger, “ha il compito di incorporare la fotografia nella memoria sociale e politica, invece di usarla come un sostituto che ne incoraggia l’atrofia. […] Il fine deve essere quello di costruire un contesto per ogni foto, costruirlo con le parole, costruirlo con altre fotografie, costruirlo in base alla posizione che occupa in una sequenza di foto e immagini[1]”. L’uso alternativo della fotografia è il concetto che ha guidato il disegno espositivo della mostra Apulia Monumentale, dove il nucleo storico fotografico ha rappresentato il punto di partenza per un’indagine visiva sul territorio, una riflessione sui cambiamenti del paesaggio e dell’architettura, sul punto di vista di chi osserva e fotografa, sugli approcci e sulla tecnica fotografica.

Il percorso espositivo si estende in un’unica grande sala, al primo piano del Portico dei Pellegrini, edificio dell’XI secolo antistante la Basilica di San Nicola, sulle cui pareti laterali, ricoperte da ampie pannellature bianche, 48 stampe all’albumina seguono un andamento costante, in un corpus centrale unico. Tale sequenza di fotografie, scandita in 3 macro sezioni (Romualdo Moscioni e la Puglia: genesi di un incontro; Oltre le reali Basiliche Palatine; La fortuna di Apulia Monumentale), si sviluppa sullo sfondo di ampie superfici verticali bianche, insieme ad altri contenuti che permettono di creare nuovi livelli di conoscenza, promuovere spunti di riflessione, ispirare suggestioni visive ed emotive. Sono i testi esplicativi sulle vicende storiche; citazioni di Romualdo Moscioni e di Giacomo Boni, all’epoca Ispettore della Direzione Generale d’Antichità e Belle Arti che seguì il viaggio di Moscioni in Puglia; una mappa dell’itinerario compiuto dal fotografo viterbese per realizzare il suo reportage; disegni grafici che riproducono le linee essenziali delle architetture fotografate; QR code che rimandano a video interattivi sui luoghi ripresi da Moscioni, così come appaiono oggi, permettendo allo spettatore di navigare nello stesso spazio fotografato più di cent’anni prima.

L’esperienza del confronto tra passato e presente è vissuta dal visitatore della mostra, non solo attraverso i QR code interattivi, ma anche grazie alla visione in grande formato del video proiettato sulla parete centrale, sul fondo della sala. Qui alla mappa che scandisce le tappe del viaggio di Moscioni si alternano brevi filmati in cui le fotografie storiche si sovrappongono, in dissolvenza, sulle panoramiche contemporanee degli spazi e delle architetture riprese dallo stesso punto di vista del fotografo viterbese. In questo modo, il cambiamento del paesaggio è reso visibile grazie alla sovrapposizione seriale di due immagini, testimoni di tempi diversi, ciascuna con linguaggi e strumenti propri delle rispettive epoche. Di fatto, l’intero percorso espositivo offre la possibilità di immaginare il passato alla luce delle visioni del presente. La scelta stessa della sede espositiva segue tale finalità, visto che, con buone probabilità, è proprio dalla Basilica di S. Nicola di Bari che il fotografo iniziò il suo reportage nel 1891. E così, interpretando questo dato storico, all’interno della mostra, è possibile ammirare la fotografia della Basilica nicolaiana in corrispondenza della finestra che si affaccia su Piazza S. Nicola, mettendo lo spettatore nelle condizioni di osservare il monumento sia mediante l’immagine storica, sia mediante la visione diretta, attraverso una finestra. In questo preciso punto del percorso espositivo, al centro della sala, una teca di legno in corrispondenza della sezione espositiva “La fortuna di Apulia Monumentale” contiene documenti storici tra cui la lettera di Romualdo Moscioni alla Regia Prefettura di Bari per presentare “Apulia Monumentale” (8 agosto 1892) e la Raccolta delle fotografie esistenti nello Stabilimento fotografico artistico commerciale di Romualdo Moscioni, fondato fin dall'anno 1868, Roma 1921 (IV edizione). Qui lo spettatore è libero di muoversi nello spazio espositivo come se fosse lo scenario di una vicenda storica che vive ancora nel presente, grazie all’avvicendamento di molteplici livelli di lettura, e piani temporali.

Accanto alle tecnologie digitali che esplorano i luoghi fotografati da Romualdo Moscioni nel presente della sua valorizzazione, il progetto espositivo prevede momenti di approfondimento sulle tecniche fotografiche storiche utilizzate dall’autore viterbese. In mostra sono proiettati in orizzontale, su touch screen, due video-documentari, l’uno sulle attività di restauro delle stampe fotografiche che hanno preceduto la mostra, l’altro sul fotografo di Ostuni, Luca Spennato, che ancora oggi utilizza la tecnica del collodio umido, come forma di resistenza all’istantaneità dell’immagine digitale. Mentre il primo video approfondisce la storia della tecnica ottocentesca mediante analisi scientifiche delle metodologie di restauro adottate presso il laboratorio della Sabap di Bari, il secondo pone l’attenzione sulle abitudini e sugli usi della fotografia nella società “delle immagini”, in contrapposizione a un fare fotografia più meditato e riflessivo, pensato come pratica di conoscenza di sé e dell’altro.

Nella parte finale del percorso, il progetto di valorizzazione della raccolta di Romualdo Moscioni pone l’attenzione sullo sguardo e sulla prospettiva del fotografo, proiettando su un totem multimediale le scansioni dei negativi originali (su concessione dell’Ente conservatore, la Fototeca dei Musei Vaticani) a cui si sovrappongono, in video, le immagini positive post prodotte dall’autore. In questo modo è stato possibile rendere visibile il processo di post produzione messo in atto da Moscioni in camera oscura, dal ritaglio dell’immagine alla mascheratura del negativo, fino alla minuta correzione degli errori e delle lesioni delle lastre in vetro. Nel passaggio da negativo a positivo, l’immagine fotografica torna ad essere elaborato artistico, il prodotto di un punto di vista inedito. L’esito di una scelta compiuta consapevolmente dall’autore sui contenuti da mostrare e di un’elaborazione personale della realtà osservata.

Al fine di attualizzare lo sguardo di Moscioni in un percorso che non si ferma al puro dato archivistico, il progetto di valorizzazione si è avvalso di approcci media archeologici. “Questi ultimi consentirebbero di processare i dati provenienti dagli archivi del passato in una maniera alternativa e creativa […]. Per favorire una moltiplicazione di assemblaggi combinatori, concatenamenti plurali e imprevisti del passato[2]”.

 

 

 

 

 

[1] John Berger, Sul guardare, Milano 2009, pp. 64-65-66

[2] Marco Scotini, L’inarchiviabile, Milano 2022, p. 17